I genitori si affidano più che mai ai babysitter digitali per intrattenere i propri figli, perdendo il controllo su ciò che passa sullo schermo.
Un nuovo rapporto del Wall Street Journal rileva che molti dei più popolari video di YouTube Playtime sono spesso realizzati da fonti non identificabili, e alcuni di loro con legami apparentemente russi. App come YouTube Kids e Facebook Messenger Kids hanno aumentato i controlli e il monitoraggio dei contenuti perché, si sa, essere scoperti a veicolare filmati e foto per nulla idonei ai più piccoli potrebbe rappresentare un bel guaio.
Perché ho introdotto il tema della fruizione multimediale da parte dei minori con esempi simili? Beh, perché gli adulti si affidano sempre più ai babysitter digitali e ai giochi interattivi per intrattenere i loro figli. Il problema è che una pletora di piattaforme e app sta rendendo molto difficile tenere un occhio su tutto, con un monitoraggio davvero molto complesso. Non a caso, un recente articolo della Reuters descrive l’assalto dei servizi di streaming rivolti ai bambini come parte del problema. Ecco il sunto:
I bambini sono gli osservatori originali, la fonte ultima della produzione multimediale moderna, con un appetito impagabile per le ripetizioni.
I più piccoli dicono continuamente “ancora”, “ancora”, “ancora” e non è facile interrompere il flusso iniziato e non sempre si hanno opzioni migliori per intrattenere in sicurezza i bambini a casa o in viaggio se non con uno smartphone o un tablet. Uno studio pubblicato dal Journal of American Medical Association ha rilevato che un aumento del tempo di visualizzazione presso lo schermo per i bambini potrebbe non essere il risultato dell’ingresso di nuove tecnologie nel mondo ma piuttosto del cambiamento del modo di vivere di mamme e papà, pressati da orari di lavoro allungati e altri fattori socio-economici. Inoltre, se i baby-fruitori del digitale erano, nel 2014, principalmente ragazzi e bambini con genitori dai bassi livelli di istruzione e scarso reddito familiare, la generazione attuale è un gradino più basso, in quanto ad età, ed eterogenea come estrazione sociale. Insomma, il web, internet, i social, non sono più una valvola di sfogo ma di comunicazione primaria allargata, parte fondamentale del vissuto comunitario.
La realtà economica della maggior parte delle famiglie con entrambi i genitori occupati riduce la disponibilità di supervisione per le attività fuori di casa. La realtà è che telefoni, tablet, computer e TV sono diventati alcuni dei modi più semplici per mantenere i bambini calmi e fuori dai guai. La linea di fondo è: se il tempo dinanzi a un display è inevitabile per la maggior parte delle famiglie moderne, urge la necessità di modellare il “come” si fruisce del digitale, un modo per tenere l’equilibrio a metà tra convenienza ed esasperazione.
Scevri da qualsiasi giudizio di sorta, sappiamo che l’impatto della tecnologia sui bambini è ancora relativamente sconosciuto a causa della mancanza di dati a lungo termine. Nonostante ciò, i ricercatori attribuiscono il passare più tempo davanti allo schermo come conseguenza delle crescenti richieste di smartphone e tablet che i più piccoli vedono nelle mani dei parenti. Dovremmo disfarcene in loro presenza? Più si che no.
Ogni generazione è attirata dall’ultimo tipo di giocattolino iper-tecnologico, che si tratti di una radio o di un televisore, un videogame, un cellulare. Non si tratta tanto di alienazione e mancanza di socialità ma di un diverso tipo di comunicazione che la natura gestuale dei touchscreen sta inevitabilmente modificando. YouTube può essere un utile babysitter? Certamente, come possono esserlo Spotify, un canale televisivo ad-hoc o un gioco interattivo che stimola la creatività. Il punto è: tra venti anni, quando i nostri figli saranno cresciuti, potremo dire di aver parlato con loro o solo chattato?